Ho compiuto alcune scelte, a parte quelle palesemente sciocche altre cominciano a delinearsi come corrette…come le UNICHE possibili, le uniche calate a conseguenza di un modo di essere. Resta quindi il giudizio finale: assolversi per stupida arroganza, per mediocre pietismo o riconoscersi per quello che si è sempre stati? Ammettere il proprio divenire, studiarne le discordanze che, un tempo furiose, oggi si incasellano nella loro esatta posizione: una presenza che non ha bisogno di alcuna specificazione…un dato di fatto senza nemmeno l’opzione del “prendere o lasciare”?
A posteriori, "ammettere il proprio divenire" si rivela immagine di consapevolezza. Da questa premessa studiare discordanze, scelte, arroganze, pietismi è cosciente collezione di vita, come mettere ordine nei cassetti, o tra le pagine che furono.
RispondiEliminaCol vantaggio dell'occhio ormai pacato.
Opterei per il dato di fatto. Essere ed accettarsi, l'unica via per non impazzire.
RispondiEliminaFranco e Surfinia, tutto quello che trovate scritto qui scritto altro non è che il mio definitivo accettarmi.
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