domenica 25 agosto 2024

emigrante al contrario

A meno di 10 anni d’età, molte cose sono solo un gioco o una scoperta. Di fatto a scuola io ero “un emigrante al contrario” e il mio rendimento elevato serviva soltanto ad evidenziare i nervi scoperti di un razzismo latente, di una mancanza di conoscenza di cui io mi dovetti far carico interamente. Ma avevo un alleato prezioso, il signor Oldrini, il mio maestro. L’uomo che mi insegnò, facilmente, il gusto della scoperta e del sapere e la tenerezza del dare. Non c’è più il signor Oldrini, ormai è solo un nome nascosto dentro di me; ricordarlo adesso è veramente un gesto d’amore perché lui non può ascoltarmi, non può sapere che quel ragazzino dai capelli rossi e dagli occhi chiari, quel siciliano dalla fisionomia inconsueta, chiude gli occhi e lo vede, lo sente parlare e gli sorride ancora.

7 commenti:

  1. Il contrario di "emigrante" sarebbe "immigrante" e la differenza sta nel punto da cui si osserva il moto, se è in allontanamento o in avvicinamento.

    Non di "razzismo" si trattava di ma di "xenofobia".

    Infatti il "razzismo" è un fenomeno connaturato agli imperi coloniali e dipende dal contatto tra colonizzatori "europei" e genti indigene. Per giustificare la spoliazione degli indigeni si inventò il presupposto della "razza superiore" che nel disegno divino, implicito perché mancava l'Arca della Santa Alleanza, evidentemente doveva ereditare la Terra e avere il dominio su tutte le altre genti.

    Due corollari interessanti.

    Il "razzismo" produce poi il "meticciato", cioè una società divisa in caste con al vertice i "sangue puro" di origine europea e a scendere i vari incroci, con alla base il livello minimo degli Africani.

    Il "meticciato" produce lo "jus soli" perché bisogna trovare un modo per formalizzare il fatto che i "coloniali" sono comunque sudditi dell'Impero e devono pagare le tasse. All'epoca era improbabile una immigrazione di coloniali, quindi si pensava che la "pseudo-cittadinanza" pagata con le imposte, fosse una buona idea. Poi c'era la ricaduta che una volta "cittadini" si era anche soggetti alla Legge, che ancora, dato il distacco fisico, materiale, consentiva di imporre usi e costumi ai coloniali.

    La "xenofobia" riguarda qualsiasi estraneità e ha come contrario la "xenofilia", cioè la passione per qualsiasi cosa sia estranea. Per esempio, che ne so tingersi i capelli di biondo.

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    1. Grazie della "lezione" ma spero non si offenda se ho tratto dal post dell'autore un significato diverso, più profondo diciamo.

      Credo si stiano per estinguere certi "maestri "a cui l'autore si riferisce, maestri che" ti fanno apprezzare il gusto della scoperta e del sapere e la tenerezza del dare".

      Oggi vige la "moda" dell'egoismo e della visibilità.

      @minimo
      Grazie!


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    2. ANONIMO- sono io che ringrazio lei che ha perfettamente compreso il sentimento che mi ha portato il ricordo del mio maestro lontano. Un lombardo vecchia maniera che mi aiutò da ragazzino a crescere il siciliano che mi porto dentro. Chi mi ha commentato prima appartiene a un mondo che mi è estraneo, immagino sia difficile comunicare ma me ne farò una ragione.

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  2. Ho un vicino di origini palermitare, una brava persona ma... che rende molto difficile la convivenza.
    Perche'... regolarmente se ne fotte di regole e usi e norme locali.
    Allora uno o lascia correre e subisce i vari sgarbi oppure deve intervenire e ricordare alla persona che mi e' anche cara, ha vari pregi e doti, etc. usi, consuetudini e regole.
    Posso sbuffare oppure casco nel razzismo!?

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    1. Come ho detto sopra, "razzismo" è quando tu occupi la terra di altri, li spossessi e giustifichi l'aggressione con la "superiorità razziale" da cui discende il "destino inevitabile" o "la volontà divina".

      Se invece disprezzi uno straniero che viene in casa tua, non di "razzismo" si tratta ma di "xenofobia". Che, come ho scritto, ha il suo contrario nell'amare uno straniero per il solo fatto che è differente, da cui "xenofilia".

      Mettiamola in un altro modo.
      Il "razzismo" richiede necessariamente la parte in cui ci si impone sull'altro a nostro vantaggio, è un concetto aggressivo.
      La "xenofobia" è l'opposto, una reazione territoriale difensiva, ad escludere, espellere, cioè non si vuole lo straniero nel perimetro che consideriamo "nostro".

      Il "razzista" non vuole fare a meno, escludere, allontanare gli "inferiori", al contrario, ne vuole sotto quanti più possibile perché sono "risorsa" (vedi somma ironia contemporanea, pagheranno le pensioni, faranno i lavori che non vogliamo fare).

      Lo "xenofobo" al contrario non vuole vedere niente di estraneo, a costo di rimetterci.

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    2. Uomo, io visto che sei in buoni rapporti col siciliano cercherei un dialogo franco e chiarificatore. Non è detto che funzioni, per la mia esperienza posso dirti che ho 😘 incontrato cafoni e incivili ovunque e di tutte le regioni. Però il testo parlava di una situazione del tutto diversa.

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  3. L'emoticon e' un refuso naturalmente!

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