Sono grigio, per tutti lo sono da tempo.
Grigio in qualsiasi momento, solo per pochissimi istanti il colore vira a una tonalità più delicata.
Parlo da grigio, penso da grigio. Scrivo da grigio.
Nessuno pensa da decenni a un colore diverso per me, perchè dovrebbe?
Pensarmi in tonalità diversa è difficile, non ci sono appigli, è scomodo quando ti sei ormai adagiato in una considerazione stabile.
I colorati sono altri, stanno altrove, scrivono con l'arcobaleno loro.
Io sono la perfetta accidia del vivere: non si esce da questa gabbia e non c'è più neanche il tempo di farlo.
Ero giallo.
Un giallo smaltato e solare, luminoso. E lontanissimo.
Scriverlo qui, dirlo adesso non serve a niente, non muterà la luce attorno. Molti penseranno a un imbroglio, a una bugia troppo grossa e quindi facilmente smerciabile.
Ma io ero giallo: non mi sbaglio.
So esattamente in quale stagione avevo quel colore, ho conservato un piccolo frammento luminoso di quell'uomo che hanno depredato fino all'esaurimento. Lo conservo e sta nascosto in un luogo invisibile a tutti. Mostrarlo significa annientarlo e finire prima, molto prima.
Che in qualche briciola di scrittura affiori un guizzo di colore diverso non permetterà a nessuno di cambiare opinione, sono grigio e tale resto.
Sognavo ad occhi aperti, volevo convincermi delle cose, ne aspettavo di nuove, attendevo lei, avevo un gran numero di cose da dirle, cose che non avrei mai potuto tenere tutte per me. Mi veniva facile scriverle, il giallo era il colore guida, non escludeva gli altri ma era dominante, aveva una forza oltre la sintassi e la grammatica, era la mia anima e avrebbe voluto essere la mia vita per intero.
Mi arresto così sull'orlo di questo condizionale: ha un colore grigio sfumato,. Non deluderà gli altri.