venerdì 6 settembre 2024

Cittadinanza. prima versione ( 2022)

E’ facilissimo scivolare comodamente sulle parole e sul loro significato: nei social e nei media direi che è una costante irreversibile. Sull’essenza di una parola, sulla sua storia e sull’uso che nel tempo di quella parola si è fatto su tutto questo si gioca infine la logica del discorso che vi si costruisce sopra. L’asino casca sempre qui! Su questo trucco semplice e diffuso, sull’ignoranza dei termini usati e sulla loro strumentalizzazione resa più facile appunto da tale ignoranza. Ma in un contesto come quello dei social o della gran parte dei media chi dovrebbe e soprattutto saprebbe definire un argomento simile? Con la prospettiva di una propaganda elettorale fatta solo di slogan a chi conviene fermare la ruota dell’invettiva e pretendere di analizzare una parola o un concetto con il rischio di vederselo ributtato in faccia in termini opposti? Sto parlando della questione stato di cittadinanza, un concetto che è alla base di ogni nazione, se nazione vuol essere chiamata, stato che dovrebbe prevedere alla base alcuni elementi fondamentali o imprescindibili a meno che non si abbracci la teoria dell’assoluta non necessità di una identità nazionale o territoriale. Dovremmo rileggere la storia in toto, conoscere le dinamiche migratorie dell’ultimo millennio, le loro cause, dovremmo sapere che Italia è un concetto ancora esclusivamente geografico perché una nazione non la costruisci in pochi decenni ( ci sono nazioni i Europa che ci hanno impiegato secoli) ed è facilissimo dal concetto geografico scivolare impropriamente poi in quello di cittadinanza ( lasciando da parte per ora l’idea religiosa che renderebbe ancora più complessa la discussione). In alcuni luoghi il problema viene risolto con l’assioma IUS SOLI, sei cittadino della terra in cui nasci; in altri si pretende un filtro più stretto LO IUS SANGUINIS, hai la cittadinanza di chi ti ha messo al mondo. Io francamente imporrei un filtro ancora più rigido: divento cittadino di un luogo se ne conosci decentemente gli usi, i costumi, la lingua, la storia, la religione…così moltissimi italiani a tutti i livelli ( anche i più elevati) diventerebbero apolidi.

4 commenti:

  1. In effetti, alle condizioni che proponi, solo con la conoscenza di lingua e storia, avremmo una sessantina di cittadinanze differenti.. l'Italia poi è relativamente giovane e ingarbugliata.. un'unità e una politica fragilissime.. uno spirito frazionato e feudale, proprio come forma mentis. Sempre alle tue condizioni, mi sento quasi più greco. ;)

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  2. E continuo puntualizzando alcune cose che mi sembrano persino banali.
    Un'unità nazionale non puoi costruirla a forza, secoli di differenze storico-geografiche non le elimini per dettato costituzionale. Ma cerchi semmai ciò che unisce ( ricerca difficile) in tale contesto regalare una cittadinanza come regalo di sconti fine stagione è persino offensivo. La cittadinanza di cui parlo io è culturale, in senso stretto e lato ed è già difficile gestirla tra nord e Sud figuriamoci con un nigeriano anche se di seconda generazione o un islamico che manda a scuola la figlia velata . Io mi sono veramente stufato di discutere di ciò. Ciao Franco

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  3. Gli effetti (benefici e costi) della etichettatura fraudolenta, ohps scusate, della cittadinanza, a chi vanno?
    Capire i flussi di denaro e potere da una parte e di costi, violenza e conflitto sociale dall'altra e avrete un'idea degli interessi che spingono per essa.

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