Sinceramente non avevo mai attribuito alcun particolare valore, in positivo o in negativo, al fatto di essere nato più a sud o più a nord di qualcun altro. A casa mi avevano insegnato a ritenermi fortunato di essere nato italiano; per conto mio ci aggiungevo il fatto di essere nato a mare, di vederlo spesso e quindi di essere doppiamente favorito. Ma ero ugualmente un terrone. Non avevo messo nel giusto conto questo aspetto del problema, non avevo riflettuto sul serio sulla componente “sociale” e di condivisione che gli umani usano fra loro; poco alla volta mi sono reso conto che limavo, smussavo, persino non dicevo in certi casi, quando io ero da tutt’altra parte e di tutt’altra idea. Tanto disponibile ad ascoltare e così poco fermo nel farmi ascoltare.
Di questi tempi, nascere a Gaza o in un Palazzo Reale, cambia decisamente ogni prospettiva. Poi ci siamo noi, gli insignificanti, e potremmo essere nati a sud o a nord, medio poveri, abbienti così così. La differenza la facciamo con quella disponibilità cui accennavi, e con la coscienza che ci è cresciuta addosso.
RispondiElimina"Non avevo messo nel giusto conto questo aspetto del problema, non avevo riflettuto sul serio sulla componente “sociale” e di condivisione che gli umani usano fra loro"
RispondiEliminaMi sono soffermata diverse volte su questo aspetto a mo di etichetta.
Evidentemente alcuni umani necessitano di differenziarsi da altri facendo una discriminazione tra ciò che reputano positivo e ciò che reputano negativo,vale a dire un accantonare concettualmente il bene e il male esistenziale per riproporre dei surrogati di senso ideologico ,imponendosi come nuovi paradigmi.
Buona serata
L.
Ho un cliente odioso che considera terroni tutti coloro che sono nati da Roma in giù. Una volta gli ho fatto notare che a Milano potrebbe figurare terrone anche lui. E' un discorso talmente stupido che non lo concepisco.
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