Mescoliamo le carte e lasciamo perdere i confini, le etiche divisorie e infamanti: c’è una sola mannaia per noi, il tempo. E’ a lui che dobbiamo rivolgerci, a lui offrire i sensi delle cose che scriviamo e il modo in cui le scriviamo. Mescoliamo le carte e proviamo a divertirci per disperarsi dopo o forse no, piangere è solo un momento ed anche quello appartiene al tempo; a noi resta la scrittura cioè il punto fermo, inchiodato ad un’idea di un momento preciso di noi e del nostro rapporto fuori di noi. Non è poco ma dura sempre troppo poco. Ho bisogno di musica e immagini e li prendo a piene mani, scrivere non mi basta, il flusso di energia che attraversa il mio cervello è troppo grande e impetuoso: a diciottanni avrei detto che è un impulso rock oggi ti dico la stessa cosa. Un attacco di chitarra, la batteria e il basso appresso, i pori della percezione che si dilatano a dismisura, cosa pensavate fosse la rivoluzione alla fine dei ’60? Percezione e corsa questo era, nessuno si pose allora il problema del dopo, non importava a nessuno fermare la corsa e fu giusto così; la musica suona ancora ed è per tutti non ha più un’identità politica che allora era la sua matrice apparente, se è ancora vivo quell’accordo in fa significa che sotto c’era altra vita che se ne fregava del nostro bisogno di misurare e chiudere… Sono stati una Fender, un basso e una batteria a governarci. Tutti. Uscito da
una sala concerto un pomeriggio incontrai per caso il ROCK, dietro l’angolo di una sonata di Schuman si era appollaiata la chitarra di Jimmy Page: impossibile spiegare la magia del pifferaio magico, lui da allora non ha mai smesso di stravolgermi, ha cullato i miei sogni vitali in quegli anni, dorme apparentemente sopito in questi lenti e finali. Se scrivo oggi è perchè si è risvegliato, l’ennesimo colpo di coda, la voglia di correre non muore mai. La musica ha rivoltato la mia generazione, nessuna ideologia sociale o politica è riuscita a fare altrettanto nell’immediato: il subito, adesso, qui brucia ancora tutta la nostra esistenza; scrivere non mi basta, il flusso di energia che attraversa il mio cervello è troppo grande e impetuoso: mescoliamo le carte, rivoluzioniamo i social, riprendiamo i vecchi vinili, e per una volta scriviamo un post vero dentro una rete nuova.
Microblog -
Fogli word come messaggi in bottiglia
mercoledì 20 agosto 2025
domenica 17 agosto 2025
AD PERSONAM -
Scrivo articoli da anni, li scrivo ad personam: anzi li scrivo essenzialmente per due persone. Una sei tu che mi stai leggendo. Non ti conosco perchè non ho mai conosciuto realmente nessuno dei blogger con cui ho contatti, sicuramente ho letto molte cose tue e l’ho fatto con un’attenzione che tu non puoi nemmeno immaginare. Eppure non ti ho mai concretamente stretto una mano o guardato in viso: non ho mai visto le tue mani, le tue gambe, la tua bocca, come cammini e ti siedi, il colore dei tuoi capelli. Non ti conosco però quando inizio a battere sulla tastiera so che ci sei tu davanti allo schermo e che tra un po’ leggerai; spesso parto da considerazioni immediate, magari lette poche ore prima sul tuo blog, o su un commento ad un tuo post, a volte resto assorto mentre ci penso, annuso nell’aria il sapore di quello che sei dietro le parole e penso che tu farai lo stesso con me. Scrivo per te ma dopo qualche riga tu diventi un altro blogger e poi un altro ancora…un turbinio di voci e di visi e di nickname e parole. Non m’importa, scanso gli ostacoli e punto diritto su di te, ti porto me stesso, il suono della mia voce che mai sentirai e il colore vero dei miei occhi che ti guardano la nuca mentre mi leggi. Perchè l’altra persona per cui scrivo sono io. Andiamo sempre in coppia io e te, anche quando vuoi restare solo e mi sbatti un click in faccia, anche quando fai finta di non capire… anche quando commenti da anonimo e mi viene da ridere, siamo tutti anonimi qui! Il fatto che io scriva per te non ti autorizza ad escludere gli altri, non ti dà il permesso di requisire il mio amore tremendo per questo mezzo e la scrittura che lo esprime. Dovrebbe invece farti capire quanto sei sciocco, insulso e piccino quando fai dei miei pensieri un giocattolo privato. C’è sempre della musica mentre scrivo, io lo chiamo un vizio in chiave di sol, e c’è sempre una luce che mi guida, la tua, la tua, la tua, la tua e la tua….. So di essere un privato che si spoglia in pubblico, so che la nudità intellettuale è la più ambita e la più difficile da sostenere. Ma non fa niente: io scrivo lo stesso. E tu commenti, a volte in chiaro a volte in scuro. Poi mi arriva ad ondate il senso preciso di tutti i sussurri degli altri te che leggono e non si paleseranno mai e questa è la cosa più emozionante di tutte, questo mi consola, è la vera ragione per cui scrivo anche a me stesso. Ciao, ti voglio bene, non importa se sarò ricambiato. Scrivo da molti anni, risiedo qui tra queste lettere ed ho un contratto d’affitto secolare, potrei sentirmi tranquillo, stabile e invece mi sento come se fossi già andato via. Nessuna donna può aiutarmi a rimanere, nessun corpo può risucchiarmi dentro di sè e riscaldarmi. Sono un estroflessione che si ulcera contro le pareti della vita. Però non voglio andarmene così, senza prima aver detto che mi manco da morire, le parole non sono forse musica? Vorrei fermarmi e raccogliere le ombre delle cose che ho lasciato in giro nel web in tutti questi anni: vorrei trovare lì il senso vero della vitalità, di un progetto che facesse a meno della mia cultura, dei miei drammi, dei miei addii, che facesse a meno dei ricordi se non riveduti e corretti….ma non posso fare a meno di me. Sono un “tutto compreso” e sono anche in buona compagnia. Le verità carezzate alla fine escono fuori e cominciano a rotolare per l’etere: ne ho raccolte alcune morbidissime e profumate, scivolavano mescolate ad altre meno attraenti. Ho scelto di portarmi a casa queste ultime: sono amanti meravigliose. La spinta che era forte un tempo, il desiderio di comunicare su questo mezzo e mettersi in contatto con tutti si sta ormai esaurendo. Non è una scusa di comodo, anzi si tratta di un disagio fortissimo. Io ci credevo, culturalmente tutta la mia generazione ingenuamente ci ha creduto: comunicare significava rispettare e rispettare era l’anticamera di capire. Non è più così ed oso dire che non è mai stato così, i motivi sono molteplici ma la cultura civile in senso stretto e quell’altra in senso lato ne sono i cardini: mi è rimasto questo spazio per raccontare a me stesso e a qualcuno di voi vecchie storie piene di incantesimi e magie, lontani profumi di stagioni irripetibili ma vere. Oltre un certo limite la vita acquista un sapore diverso e più ampio, si ridefiniscono i contorni del senso di vivere e della gioia che è insita in esso, anche le parole sono diverse e suonano un’armonia che è giusto incontrare lungo il proprio percorso. Adesso che l’estate pian piano fiorisce e la sua essenza permane sempre più forte come l’impressione di una parola inespressa, adesso che il tempo seguirà percorsi più lenti, adesso è l’ora di sedersi a guardare il nuovo giro del sole.
venerdì 4 luglio 2025
LA STANZA SEGRETA -
Un guscio vuoto; una cornice di un quadro che non c’è… ma potrebbe esserci.
Quando scrivo e penso di pubblicare qualcosa, durante e dopo arrivano altre idee, lievi…forse timide. Non c’è posto per loro eppure vengono da lontano. Io credo che siano le vostre, le nostre; quelle non scritte perché non conformi o non corrette oppure troppo trasgressive o frettolose. Questo spazio è da riempire per opporsi al vuoto che avanza, per credere e infine per poter continuare a pensare che una carezza può ancora cambiare il mondo.
Sono poche le cose che non faccio quasi mai perché mi stravolgono l’animo al di là d’ogni possibile descrizione. Non è paura, è assoluto rispetto per l’emozione che risiede ai piani alti del mio essere: non voglio che il suo sapore venga in alcun modo disperso. Questa che leggete è una delle tre stanze segrete che apro solo in occasioni particolari. Io credo che non siamo solo quel che mostriamo di noi, che la parte più aerea e leggera di noi è quella che ci fa incontrare. Non la morte, nelle cui mani dobbiamo affidare i nostri corpi, ma la vita e il sublime ci salveranno. L’idea che saremo comunque per l’emozioni che abbiamo vissuto e la musica che abbiamo attraversato.
L’assoluto, l’assoluta bellezza che è morte delle nostre miserie e vetta altissima dei nostri giorni, mano aperta a carpire il segreto dell’anima del mondo. Sarà infine la bellezza a redimere la casualità per la quale siamo esistiti…la bellezza senza nessun’altra specificazione. Quella che sveleremo alla fine. I post che abitavano questo blog torneranno visibili prima o poi. Infine ne resterà uno solo e non sarà indicato nessun link per trovarlo, non ci sarà alcun mio commento per potere seguire le tracce a ritroso del commentatore.
Se veramente c'è qualcuno che ha interesse a leggere le mie cose mi invii una richiesta alla mail privata enzoriccobono1952@libero.it
Il blog esiste e contiene VERAMENTE TUTTO, credo vi sia una sola persona che conosca quel luogo, per tutti gli altri conosciuti in venti anni di rete ho solo da regalarvi un semplice addio.
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